Latina, i giovani e il “debito storico”: intervista a Matteo Coluzzi.

matteo coluzziLatina e i suoi giovani. “Oscurati” da schemi di comunicazione, in primis culturali, e poi politici, che li rendono “margine” e non “fulcro”. Ridotti a mero orpello da campagna elettorale. Una generazione che ha ricevuto in dono una Latina con un’impalcatura sociale ed economica già strutturata, libera e democratica, ma non per questo emancipata. “Una volta si emigrava in America in cerca di fortuna. Poi hanno chiuso i cancelli e negli anni Trenta, per l’Italia, l’America era diventata l’Agro Pontino”. Così scrive Antonio Pennacchi, nel romanzo storico “Canale Mussolini”, pietra miliare della letteratura italiana e della tradizione pontina. Per la beffarda legge dantesca del contrappasso, la nostra città, nata dal confluire di genti e speranze in un territorio che si prospettava come la Nuova America, ora è costretta a veder partire i suoi giovani. Appunto dei giovani pontini, del loro ruolo e del loro rapporto culturale con Latina e le sue dinamiche, le sue radici, abbiamo parlato, in un’illuminate chiacchierata, con Matteo Coluzzi, 24enne architetto di Latina. Un “elemento di rottura” rispetto agli standard comunicativi della nostra città – spesso impantanati nelle dialettiche da Prima Repubblica di potentati personaggi di dubbia competenza – che da qualche anno si è inserito nel dibattito politico e culturale con spunti davvero interessanti.

Un curriculum storico come quello di Latina pone una pesante eredità nelle mani dei suoi giovani: un debito con la storia nei confronti di chi con il sacrificio ha fatto sì che da un agglomerato di edifici, costruzioni, poderi, abbia preso vita una città. “Littoria nasce come centro rurale ad hominem, all’interno della politica di regime dell’ “anti-urbanesimo” e fu voluta dall’Opera Nazionale Combattenti non di certo dal Duce. Solo in un secondo momento, dopo aver appurato il ritorno di immagine e la forza propagandistica, la nascita delle “Città Nuove” fu pienamente sposata da Mussolini. Dunque non siamo una città figlia di un Regime o della Politica, siamo una città figlia del sacrificio, del sudore, della dignità e delle speranze di chi ha creduto in questa terra”.

Il percorso di Matteo Coluzzi percorre dei binari definiti: dall’analisi alle soluzioni. E nell’analisi non può certamente essere trascurato il rapporto passato-presente, non come costrutto della retorica, ma come trampolino per un programma divulgativo di sviluppo, grazie “all’unicità della Città di Fondazione e dell’architettura del Novecento”. Una “memoria dannata” che l’architetto pontino sta cercando di ricostruire con l’associazione Imago Urbis, di cui è fondatore. ”Una fotografia delle bellezze architettoniche della nostra città. “Una città metafisica, innanzitutto funzionale e bella. Una “mixitè” di stili architettonici, dal Razionalismo rurale dell’epoca di Fondazione fino ad arrivare al Monumentalismo dopo essere divenuta CapFB_IMG_1455565985988oluogo di Provincia, passando per alcuni richiami al Futurismo ed al Funzionalismo tipico della scena tedesca di quegli anni”. Grazie ai progetti di Matteo e di Imago Urbis, Latina ha cominciato ad acquisire un profilo internazionale: dalla mostra organizzata per i cento anni dell’Università del Liechtenstein, fino alla rassegna “FUTURE IDENTITIES.Bodies.Places.Spaces” nell’arco degli eventi della Biennale di Architettura di Venezia. “Imago Urbis nasce su un treno, un vagone che sfreccia nell’Ottobre 2013 verso la “Smart City Exhibition” di Bologna. Metaforicamente abbiamo voluto proseguire così in questi anni, lanciati verso il futuro. E vorremmo che gli stessi binari fossero percorsi da Latina”.

Un percorso che fluisce in spunti molto interessanti. Come Viaggio nella Città del Novecento, donato nel 2013 all’amministrazione Di Giorgi e per il quale non sono stati trovati ancora i fondi per la realizzazione. “In cosa consiste il progetto? Principalmente la finalità è quella di divulgare informazioni di carattere storico-culturali attraverso pannelli informativi installati in prossimità di edifici di particolare interesse e poli museali. Un qualcosa che in altre realtà è ordinaria amministrazione, strumenti turistici applicati ormai da anni. Noi a Latina riusciamo a far diventare straordinario anche quello che dovrebbe essere ordinario”. Durante l’anno appena trascorso, invece, ha realizzato il Museo Diffuso della Città di Latina per il progetto europeo “NewCiMed” (New Cities of the Mediterranean Sea basin) di cui il Comune di Latina era Capofila tra i vari Partners dell’Area EuroMediterranea. Sette territori pilota (tra Giordania, Libano, Spagna, Tunisia ed Italia) accomunati, oltre che da un’identità Mediterranea, dal fatto di essere Città Nuove, “dei laboratori antropologici di integrazione e di mescolanza, di contaminazione tra differenti tradizioni e di dibattito tra culture diverse”.

Per “un popolo che forse popolo ancora non è”, il concetto di divulgazione diventa fondamentale come ingranaggio per una continuità in merito all’acquisizione un’identità socio-culturale, ancora troppo flebile per essere definita tale. E il risultato di questo processo prescinde dalla partecipazione delle nuove generazioni. Una “staffetta” che deve essere prima culturale e poi politica. In questo senso, “Progetto Latina Oltre” è un movimento politico non istituzionalizzato fondato da Matteo circa un anno fa. “Quanto promesso dalle ultime amministrazioni, riguardo il coinvolgimento dei giovani alla vita pubblica, non è stato mantenuto”. Non a caso Latina risulta essere è una delle poche a non avere un Consiglio Comunale dei Giovani; si è sciolto ufficialmente nel 2012, un anno dopo la fine del mandato, in seguito a infiniti rimandi e temporeggiamenti dell’amministrazione Di Giorgi circa il rinnovo. “Progetto Latina Oltre è la perfetta antitesi di quello che è stato l’approccio con la quale è stata interpretata la nostra città negli anni. Un gruppo di giovani che si incontrano, si confrontano, riflettono insieme e soprattutto propongono delle soluzioni“. “Spazialità urbana”, “Ri-costruire: Latina riparte dai giovani”, “Economia. Capitale umano e sociale”, sono alcuni degli eventi organizzati, solamente negli ultimi sei mesi. “Una Latina giovane, ricca di vita, di spunti, di dinamicità sarebbe un luogo da far invidia a chiunque e risponderebbe alle necessità di tutti, non solo dei giovani. Per questo ripeto che a nostro avviso noi ragazzi non dobbiamo cambiare Città, bensì dobbiamo cambiare questa Città”.

Matteo, durante l’intervista, parlando su ciò che lo spinge ad adoperarsi a 360 gradi per Latina, mi ha parlato di sentire dentro un debito verso ciò che è stato e “verso quegli aneddoti pieni di sogni e di dignità; verso quella “madre rurale”, Latina, che ci ha cullato fin’ora e racchiude in ogni strada ed in ogni suo angolo innumerevoli ricordi e pezzi di vita di ognuno di noi”. Lui il suo “debito storico” ha deciso di pagarlo, facendo della causa di Latina la sua causa.

fonte: http://www.latinaquotidiano.it/latina-i-giovani-e-il-debito-storico-intervista-a-matteo-coluzzi/

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