Un cippo ricorda Giorgio De Blasi, giovane pilota perito in un tragico volo radente nel cielo della città nuova, onorato dalla comunità e dagli ex allievi dell’istituto “Massimo”.
Il sole tiepido del 14 ottobre 1935 illuminava la spiaggia di Littoria, un lunedì che prometteva ancora sentori estivi, nonostante la brezza mattutina pungente. A Capo Portiere la quiete era quasi irreale, interrotta solo dal placido frangersi delle onde. La spiaggia deserta ospitava un vecchio naviglio incagliato, la cui sagoma malinconica, con il solo albero maestro superstite alla furia del mare e del tempo, sembrava un quadro immobile, un’oasi di pace inattesa.
Improvvisamente, il silenzio fu squarciato dal rombo di un aereo che si esibiva in evoluzioni audaci sopra la costa. Voli radenti, impennate verso il cielo, picchiate vertiginose e giri della morte catturavano lo sguardo di chi, forse per la prima volta, ammirava la danza elegante di un velivolo. Poi, la discesa, la carlinga argentea che rifletteva il sole in bagliori accecanti, presagiva l’imminente tragedia.
Ai comandi di quell’aereo, il giovane e temerario pilota militare Giorgio De Blasi, un’anima audace che amava sfidare il destino. Nel suo volo radente, lanciato in una spericolata “guerriglia del volo” per la “gloria fascista della Patria immortale”, come reciterà poi l’epigrafe sul suo cippo, Giorgio puntava verso il relitto sulla spiaggia, quasi volesse sfiorarlo. Ma la sfida, giocata sul filo dei centimetri, si rivelò fatale. L’ala del suo aereo urtò violentemente l’albero maestro del vecchio naviglio, spezzandolo e decretando la sua fine. L’impatto nel basso fondale di Capo Portiere sollevò un’alta colonna d’acqua, sabbia e fumo, oscurando per un istante il cielo. Per Giorgio De Blasi non ci fu scampo, la morte fu immediata.
La notizia della tragica scomparsa del giovane pilota si diffuse rapidamente a Littoria. Tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente vi fu il parroco Don Carlo Torello, che pietosamente raccolse la salma per trasportarla in città. Quel giorno di lutto segnò profondamente la comunità, scossa dal primo incidente aereo avvenuto nella loro giovane città.

A ricordo di Giorgio De Blasi, il Comune di Littoria volle erigere un cippo onorario proprio su quella spiaggia. La cerimonia di inaugurazione vide la partecipazione commossa della famiglia De Blasi, con S. E. l’Accademico Professore Dante De Blasi, di amici, professori, militari e molti ex allievi del Massimo, l’istituto dove Giorgio aveva studiato. Il semplice e austero cippo di granito recava incisa la testimonianza di quel volo fatale contro i resti del naviglio, un monito silenzioso alla sua audacia e al suo sacrificio per la patria.
Intorno al cippo, picchetti di soldati e giovani balilla rendevano omaggio al pilota scomparso. Dopo la recita del De profundis da parte di Don Torello, che aveva raccolto la sua salma, presero la parola il Podestà di Littoria e il professor Botti, che ne rievocarono la nobile figura, ricordando anche i suoi anni trascorsi all’Istituto Massimo. I balilla intonarono poi Giovinezza e Roma, mentre il cippo si adornava di fasci di fiori portati da molte signore amiche, un ultimo, commosso saluto a un giovane eroe caduto troppo presto.