Mi chiamo fontanella antica in travertino
chiaro, son nata in piazza del Littorio,
ma poi,come non so, mi son trovata in
piazza del Popolo Sovrano
Da una vita mi trovo a ridosso del
monumento della palla, da quando
il duce s’ affacciato dalla loggia,
la balconata del maschio Comunale
Sapessi quanta gente ho dissetato,
bocche roventi, di nobili patrizi ,
borghesi raffinati, signori e poveracci
Tutti si son piegati innanzi alla mia
freschezza. Anche il duce, un giorno
con gli stivali, il fez e l’uniforme nera,
si dissetò, chinandosi al mio cospetto
Piegò il capo, e dopo aver bevuto
alla cannella,asciugandosi la bocca
con la mano, disse:” ammazza st’acqua
quant’è bona”
Io gli avrei voluto di è l’acqua della
storia,quella che viene giù dai tubi
di Littoria
E’ tanto tempo che scruto sta Città,
è nata semplice, spaziosa e silenziosa.
Adesso ,nella modernità, è diventata
stretta, caotica e smorfiosa
Poveretta, ha sostenuto un peso,
un’inimmaginabile sofferenza, fatta
di sfregi e offese quotidiane. Porta
ancora le cicatrici sulla schiena,
tutto, però, con dignità dovuta
Mi chiamo fontanella e son del segno
dell’acquario, son sorta in travertino
e porto l’acqua al cittadino.
Ancora oggi davanti a me, s’ inchinano,
balordi, fanti, cavalli e re.
(Angelo Pelagatti)