Dal Castello di San Martino alla spiaggia della Maga Circe

L’arte contemporanea del Museo d’Arte Diffusa si misura con la storia del nostro territorio

Dopa Palazzo M a Latina (ALT/Lievito 2013) e la suggestiva location del Castello di San Martino (dimora nobile fatta erigere nel XVI secolo dal Cardinale Tolomeo Gallio, segretario di Pio IV) le installazioni “Perché amo l’america e la luna” dell’artista anconetana Maria Antonietta Scarpari continuano la tournée storica curata da Fabio D’Achille per MAD. Infatti giovedì 22 agosto le tre maxi-fotografie saranno installate sulla spiaggia del porto al promontorio del Circeo, location epica ma anche estiva dei percorsi del Museo d’Arte Diffusa. Il connubio con Circeo Summer Jam è la prosecuzione di un rapporto di collaborazione con Simona Petrucci e Gian Luca Perez iniziata il Primo Maggio di Latina due anni fa nell’intento di fare sinergia creativa tra musica e arte nella nostra provincia.

L’installazione di Maria Antonietta Scarpari, che fa parte del suo ciclo artistico “il mio viaggio dappertutto” consiste nell’esposizione aerea di tre grandi fotografie formato 2,50×2,60mt. L’artista che si ritrae in una fotografia da bambina, s’immagina presente e partecipe di ogni momento storico e significativo per la sua cultura ed esistenza, ora affianco alla Venere con cassetti di Salvador Dalì, oppure a Lenin nella Rivoluzione d’Ottobre, ora sulla luna con Neil Armstrong a puntare la bandiera americana sul satellite della terra, o sul palco con Freddie Mercury o affianco ad una famiglia di emigranti che cerca fortuna in America… (cit. Fabio D’Achille).

Una bambina sulla luna, una bandiera americana, un astronauta. E inizia una danza, la bambina pianta la bandiera sulla luna ed esce del sangue, l’astronauta arriva e la bambina si moltiplica e comincia a sventolarle bandiere, per far festa. (…) Tutto si moltiplica e cambia.  Tutto danza, una danza d’amore nell’universo”. (cit. Maria Antonietta Scarpari).

“Spesso nell’immaginario collettivo la fotografia viene associata a mera testimonianza e documentazione passiva di un momento concluso nel tempo e nello spazio. Maria Antonietta Scarpari tramite il photocollage riscatta il linguaggio fotografico da questa visione limitante per innalzarlo a strumento di espressione artistica. (…) L’effetto provato dallo spettatore è di trovarsi al confine tra sogno e realtà, ci si muove in un mondo fiabesco, onirico, ma quale strumento, se non quello fotografico, potrebbe rendere più viva e reale una dimensione interiore, nascosta, legata al passato, il quale, grazie alla sensibilità dell’artista, viene riattualizzato? La fantasia viene così calata nella realtà, creando una metafora di quell’opera magica che è la vita” (cit. Laura Cianfarani).

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