Il conflitto vissuto a Littoria dalle memorie di Roberto Marra, Medaglia di bronzo sul campo e Primo aviere armiere.
L’8 settembre 1943, l’armistizio colse di sorpresa il personale dell’aeroporto di Littoria. Dopo un iniziale disorientamento, il 10 settembre fu dato l’ordine di dirigersi verso il Nord, senza specificare la destinazione. Decollati e in quota, all’altezza di Civitavecchia, furono accolti dal fuoco intenso delle batterie antiaeree anglo-americane, costringendoli a deviare verso Pisa e Siena.

Il giorno successivo, il gruppo ripartì per l’aeroporto sardo di Decimomannu, ma il 12 settembre, un nuovo decollo li portò verso una destinazione sconosciuta. Intercettati da caccia alleati P-38 Lightning, furono costretti ad arrendersi e a dirottare verso l’aeroporto di Castelvetrano, in Sicilia.
In quel momento, l’incertezza regnava sovrana: prigionieri o collaboratori? Il destino del gruppo era avvolto nel mistero, e la preoccupazione cresceva. Inaspettatamente, il 23 settembre, furono trasferiti con i loro aerei in Tunisia, all’aeroporto di Korba. Ciò che sembrava la fine, si rivelò invece l’inizio di una nuova speranza: informalmente, vennero a sapere dell’imminente rientro in Italia, una notizia che li liberò da incubi e paure.

Si suppone che la tappa a Korba servì al governo provvisorio dell’Italia del Sud per formalizzare il patto di cobelligeranza con gli Alleati. Rientrati in Italia all’inizio di ottobre 1943, diretti a Galatina, furono accolti con calore umano, ma anche con la tristezza di dover separarsi dai loro S.79, compagni di tante battaglie.
La “via crucis” del 132° Gruppo non era ancora finita. Nei primi di giugno 1944, il personale fu trasferito all’aeroporto di Ottaviano per l’addestramento sui bombardieri americani Martin Baltimore. Qui, il 23 agosto 1944, l’eroe Carlo Emanuele Buscaglia perse la vita in un incidente di volo.

Terminato l’addestramento a novembre 1944, il Gruppo, rinominato “132° Gruppo del 1° Stormo Baltimore”, fu trasferito a Campo Marino per bombardare obiettivi nei Balcani. L’attività operativa fu intensa, e tra le oltre 40 missioni, il bombardamento del molo di Arsa in Istria, il 21 febbraio 1945, rimase impresso nella memoria.
Quel giorno, la 281ª e la 253ª squadriglia decollarono per colpire un obiettivo già bombardato dagli Alleati. In quota, un manto di nubi bianche nascondeva la minaccia delle batterie antiaeree tedesche. L’aereo del comandante Erasi fu colpito e precipitò in fiamme, mentre gli altri aerei sganciavano le bombe sul bersaglio.
Tutti gli aerei furono danneggiati, ma solo alcuni furono costretti ad atterrare fuori campo. Il ricordo di quel giorno, segnato dalla perdita di Erasi e dal fuoco nemico, rimase indelebile nella mente dei piloti, una pagina di storia scritta con il sangue di chi si sacrificò per la patria.