La presentazione del libro alla presenza dell’on. Caterina Chinnici
A creare ponti tra cammini paralleli, quelli della società civile e quelli di persone detenute, si adoperano diverse professionalità che ruotano attorno all’Associazione Happy Bridge Odv mettendo in campo diverse iniziative.
Il 16 maggio scorso, alla Casa circondariale di Rebibbia Nuovo complesso si è spalancato il cancello per ospitare un evento di spessore legato alla presentazione del libro “Passo dopo passo” a cura di Maria Teresa Caccavale e Suor Rita del Grosso, che racconta storiedentro e fuori dal carcere e si intrecciano storie di dolore, riscatto e speranza.
Un libro realizzato grazie al sostegno dell’on. Caterina Chinnici magistrato, eurodeputato al Parlamento europeo, insieme al gruppo PPE, la quale ha portato in carcere non solo i Saluti istituzionali ma anche la sua esperienza di un cammino legato al dolore suo e della famiglia per l’uccisione per mano della Mafia, di suo padre: il Magistrato rivoluzionario e gentile Rocco Chinnici, fondatore del pool antimafia assassinato il 29 luglio 1983 a Palermo.
In un’improvvisata intervista dal tono informale, disturbata dal vento e con sottofondo il rumore assordante del portone dell’istituto di detenzione in chiusura, abbiamo scambiato due battute con lei poco prima di varcare l’ingresso.
Di seguito un link per ascoltarla:
Questo ponte ideale si è fatto ancor più solido, cementato dall’impegno di tante persone di spicco tra la società istituzionale e civile, tra i quali l’Ambasciatore Mario Polverini, il quale ha avuto una lunga e distinta carriera diplomatica al servizio dell’Italia, ricoprendo ruoli di rilievo sia in patria che all’estero, tra cui il ruolo di Vice Console a Lione e Vice Console a Melbourne. Nel 2005 è stato poi nominato Console Generale d’Italia nel Principato di Monaco e, con l’elevazione del Consolato Generale ad Ambasciata nel 2006, Polverini è diventato il primo Ambasciatore d’Italia a Monaco.
Si è dunque allacciata e anche intrecciata una catena di intenti, sotto Il grande lucchetto davanti al nuovo complesso penitenziario di Rebibbia. Un’installazione artistica gigante e di enorme significato, realizzata in occasione dell’apertura della Porta Santa del Giubileo 2025, su impulso di Papa Francesco, che ha esortato a farsi tutti Pellegrini di Speranza.
L’opera realizzata proprio dai detenuti reclusi al Carcere maschile e femminile di Rebibbia, che hanno collaborato con il personale dell’Amministrazione penitenziaria, da simbolo di chiusura, è stato così trasformato in un messaggio di speranza e apertura, del ‘luogo non luogo’, usando un neologismo che definisce due concetti complementari ma distinti: da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben specifico e dall’altra il rapporto che viene a crearsi fra individui e quegli stessi spazi.
E ‘Passo dopo passo’, il libro a cura di Caccavale e del Grosso, si è fatto mezzo per un viaggio all’interno del Carcere, un luogo che attira alla scoperta di un mondo per lo più sconosciuto.
D’altronde, tutto ciò che è relegato, chiuso, di difficile penetrazione diventa mistero e suscita curiosità, interesse recondito.
Ha moderato l’evento la giornalista pontina Rosalba Grassi.
A far gli onori di casa, i vicedirettori del Nuovo Complesso di Rebibbia Alessandra Bormioli e Pierdomenico Pástina.
Diversi i contributi in questo pomeriggio di approfondimento legato ai cammini: tanto breve ma molto intenso quello di Carlo Infante in Walkabout Urban Experience sui Paesaggi umani e percorsi a Corviale in notturna con i bambini. Lo storyteller ha carpito tutto l’interesse, in un soffio, lasciando in Sala il desiderio di cominciare al più presto un cammino in cuffia tutti insieme per discorrere uno accanto all’altro, piuttosto che uno di fronte all’altro in modo da creare relazione nell’osservazione lungo la via e non antagonismo nel face to face.
Scoprìtelo a questo link: https://www.urbanexperience.it
L’intervento di Eleonora Perotti in rappresentanza di Erasmus plus per la formazione degli adulti e dei detenuti in carcere ha aperto la visione al meraviglioso progetto Caxato verso Santiago.
Si sono poi avvicendate anche la psicologa clinica Fabiola Maria De Rose, sottolineando come in ciascun cammino non è la meta a dare la felicità ma ciò che accade nel percorso e ancora Daniela Teresi il suo intervento si è ispirato al suo racconto dal titolo “Persefone, nel Buio del Reo” – Racconto di una psicologa penitenziaria.
Nella Sala del Teatro del Carcere di Rebibbia, sono improvvisamente caduti i pregiudizi dove, seppur con una netta separazione nella disposizione delle sedute per motivi di sicurezza: a dx la società civile a sx i detenuti, tutti insieme per oltre due ore sono stati accanto nell’ascolto reciproco, esprimendosi attraverso letture di storie, tratte dal libro e poesie a cui hanno prestato la voce gli stessi reclusi.
Particolare è stato poi l’intervento di Remo Bonadamin giunto da Trento insieme a Donato Iob che hanno portato al pubblico esperienze di trekking sulle dolomiti a cura dell’Associazione Anaune, che ha promosso un progetto di rieducazione conducendo alcuni detenuti del Carcere di Trento in cammino per le valli dolomitiche fino a permettere il reinserimento di uno di loro nella sua azienda agricola di produzione delle famose mele della Val di Non.
Alla sala del Teatro di Rebibbia è giunta anche la scrittrice Marina Nasti che ha curato le letture tratte dal libro, il musicista Paolo Tornaboni ex professore in carcere poi, con il suo accompagnamento musicale alla chitarra ha toccato le corde emozionali di tutti ed è stato tanto apprezzato dal chitarrista Yuri Nicolini, laureando al Conservatorio Santa Cecilia in didattica musicale, presente tra gli ospiti in sala.
La musica ha toccato le corde emozionali di tutti ma soprattutto dei detenuti usciti da dietro le sbarre con un permesso per partecipare all’evento.
Tra gli ospiti presenti e attenti il giornalista vaticanista Roberto Monteforte, noto per la sua collaborazione con il notiziario ‘Non Tutti Sanno’, realizzato all’interno della Casa di Reclusione di Rebibbia. Il notiziario, frutto di un laboratorio di scrittura creativa, dà voce ai detenuti, affrontando tematiche legate alla vita carceraria e proponendo riflessioni su diritti e dignità.
Ha partecipato anche l’avvocato e giornalista pubblicista Annalisa Romaniello, titolare della rivista web: LedMagazine https://www.ledmagazine.it/ coinvolta ad approfondire il tema e contribuire alla comunicazione dell’evento.
Tra gli invitati finanche la Storica dell’Arte Greta D’Onofrio già blogger Travel in Art:
Dottoranda presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, https://www.piac.it/, la dottoressa D’Onofrio ha altresì abbracciato, l’esperienza del Servizio civile, tramite il dipartimento delle politiche giovanili, per Roma Capitale portando lezioni di Storia dell’Arte, mirate alla rieducazione dei detenuti sia nel Carcere di Rebibbia sia a Regina Coeli.
I corsi in carcere sono ambiti dai detenuti che li vedono come momenti di confronto con l’esterno. Sono basilari per la rieducazione.
In una società dove oramai i telefoni mobili hanno trasformato il metodo di conoscenza e comunicazione. In carcere invece questi vengono sequestrati anche ai visitatori e a chi in questi luoghi ci lavora, pena da 1 a 4 anni di reclusione se si disattende alla regola.
Così carta e penna fanno ancora da protagoniste.
Il valore della scrittura in carcere è fondamentale, significa dare importanza all’ascolto ancor prima che al racconto. Significa dar voce alle paure alle emozioni forti, e permettere tramite le storie di nutrire la Speranza di una rinascita interiore.
Speranza invocata spesso tra le storie raccolte nel libro presentato, realizzato anche, e non solo, in seguito a laboratori di scrittura creativa in carcere.
Che siano racconti di percorsi di pellegrini o di chi va in cerca di un sentiero, lasciando la zona confort per mettersi in gioco, scoprire e affrontare i propri limiti. Sia che il cammino conduca ad una vetta, sia che conduca ad attraversare oceani o deserti, oppure paesaggi urbani o addirittura quando i passi restano relegati ad una microba cella tre metri per tre o al massimo portano a percorrere solo corridoi stretti, segnati dal rumore di cancelli di ferro, dalla vista oscura, dall’odore marcio di chiuso e di water all’aperto, la speranza è sempre la stessa.
La speranza che sempre, tutti i passi conducano a camminare dentro di sé, a ripercorrersi a cercare la Luce.
Tutti i presenti sono stati introdotti al tema di Storie di Cammini con la visione di un video documentario a cura di Riccardo Cioschi.