Quando il nome di una Città simbolo divenne un marchio di successo
Gli anni Trenta in Italia furono un periodo di intensa trasformazione e fervore costruttivo, in cui la fondazione di nuove città rappresentava un simbolo tangibile della forza e della modernità della nazione. Tra queste, Littoria (l’attuale Latina), inaugurata nel 1932, divenne rapidamente l’emblema di un’Italia bonificata, produttiva e proiettata verso il futuro. Questo grande rilievo mediatico e il forte impatto propagandistico non tardarono a influenzare il mondo dell’industria e del commercio, generando un fenomeno di marketing ante litteram: il nome “Littoria” divenne un vero e proprio “brand” di successo, associato a prodotti che intendevano veicolare un’immagine di qualità, robustezza e italianità.
Un esempio affascinante di questa tendenza è la Rosa “Littoria”, un ibrido rifiorente presentato con grande enfasi dalla ditta F.lli Giacomasso, Rosaicoultori Specialisti di Torino, come si evince da un loro listino e da una copertina a colori del 1934.

Descritto nel listino come una “Novità Sensazionale Edita dalla Nostra Casa”, la rosa “Littoria” del 1933 era ben più di un semplice fiore. La sua descrizione esaltava le sue qualità:
Pianta vigorosissima: Con fogliame verde gaio ed esente da malattie, simbolo di salute e forza.
Fiori enormi: In forma “perfetta di coppa allungata”, portati da un lungo e forte peduncolo, che raggiungeva i 70 cm di lunghezza – ideale per essere recisa e durare a lungo in vaso.
Colore: Un elegante “rosa argentato, interno rosa verginale leggermente soffuso di giallo alla base dei petali”, una tonalità sofisticata e innovativa per l’epoca.
Provenienza Nobile: Nata dall’incrocio della famosa “Reine des Neiges” con un seme inedito del “Souvenir de Mme Krenver”.
La rosa “Littoria” era chiaramente destinata sia al giardino che all’esposizione, a riprova della sua eccellenza. Fu persino Premiata con Medaglia d’Oro all’Esposizione di Torino nel 1933, un ulteriore sigillo di qualità che ne rafforzava il prestigio. Il costo di ogni esemplare, 15 Lire, ne indicava un valore non indifferente per l’epoca, posizionandola come un prodotto premium.
Intitolare una rosa, fiore simbolo di bellezza ed eleganza, a Littoria non era solo una mossa commerciale astuta, ma anche un gesto dal forte valore simbolico. Era un modo per celebrare, attraverso la natura, la rinascita di un territorio e la vitalità della nazione, legando un prodotto di eccellenza estetica a un’impresa di eccellenza ingegneristica e sociale.
Il caso della rosa “Littoria” è solo uno degli esempi di come il nome della città divenne un potente strumento di marketing negli anni ’30. La risonanza della bonifica dell’Agro Pontino e della fondazione di Littoria creò un’aura di modernità, efficienza e orgoglio nazionale che molte aziende cercarono di capitalizzare.
Altri esempi di prodotti e iniziative che adottarono il nome “Littoria” includono la penna Littoria, le biciclette Littoria, le macchine da scrivere “Littoria” fino addirittura ai profumi e tanti altri oggetti, ma non solo beni di consumo, ma anche società sportive, culturali o persino aziende di trasporti e servizi potevano adottare il nome “Littoria” per infondere un senso di modernità, robustezza e legame con le “nuove energie” della nazione.





Questo fenomeno evidenzia come il successo di un progetto politico e sociale possa riflettersi profondamente sul tessuto economico e culturale, creando tendenze di consumo e associazioni di idee che vanno ben oltre il mero scopo propagandistico, trasformando un toponimo in un vero e proprio simbolo commerciale e di identità nazionale. La rosa “Littoria” dei F.lli Giacomasso ne è una splendida e profumata testimonianza.