Il maiale come “Sentinella Biologica” nella campagna antimalarica in Agro Pontino

Un aspetto spesso trascurato nella vasta opera di bonifica e lotta alla malaria che ha interessato l’Agro Pontino rivela un impiego ingegnoso e inaspettato di un animale comune: il maiale.

Tradizionalmente, la lotta alla malaria nelle aree paludose, come l’Agro Pontino, si è basata su interventi su larga scala volti a distruggere l’habitat delle zanzare Anopheles o a eliminare il parassita nell’uomo. Tuttavia, un’indagine approfondita sul territorio pontino ha rivelato come, in un contesto specifico, il maiale sia stato utilizzato non solo come risorsa alimentare, ma anche come un’innovativa barriera biologica contro la diffusione del morbo.

Un esperimento condotto ad Ardea negli anni 30, nella stessa area delle bonifiche, ha dimostrato l’efficacia di questa peculiare forma di zooprofilassi. L’idea alla base era semplice ma brillante: allevare maiali in prossimità degli insediamenti umani per fungere da “prede” alternative per le zanzare Anopheles. Le zanzare, attratte dal calore e dall’odore degli animali, avrebbero punto i suini anziché gli esseri umani, riducendo così la trasmissione del parassita della malaria all’uomo.

I risultati di questo esperimento furono notevoli. Secondo i dati raccolti, l’introduzione dei maiali in questa funzione specifica portò a una drastica diminuzione dei casi di malaria ad Ardea: la percentuale dei malati si ridusse dal 32% al 9% in un solo anno. Questo dato, sebbene riferito a un contesto localizzato, suggerisce l’efficacia di questa strategia complementare alle bonifiche idrauliche.

L’utilizzo del maiale come “esca vivente” rappresenta un esempio pragmatico di come la conoscenza del comportamento animale potesse essere integrata nelle strategie di sanità pubblica. Le zanzare Anopheles, pur essendo tristemente note per la loro propensione a pungere l’uomo, possono nutrirsi anche del sangue di altri animali. Offrendo loro una fonte di nutrimento alternativa e abbondante, si riduceva significativamente il contatto uomo-zanzara, interrompendo così la catena di trasmissione.

Questo approccio evidenzia la complessità e la multidisciplinarietà degli sforzi profusi per debellare la malaria nell’Agro Pontino. Accanto alle grandi opere di ingegneria idraulica e agli sviluppi della medicina e della chimica (come l’introduzione del DDT nel dopoguerra), emergevano anche soluzioni creative e adattate alle risorse disponibili sul territorio. L’esperimento di Ardea con i maiali rimane una testimonianza di come l’ingegno umano abbia cercato vie diverse per contrastare una delle malattie più devastanti della storia, trasformando un comune animale da allevamento in un inaspettato alleato nella lotta per la salute pubblica.