Il ruolo cruciale della Resistenza Romana di Vassalli e Malfatti nel vanificare l’attacco tedesco e salvare gli Alleati.
Nel cuore della Resistenza romana, una rete informativa segreta, capitanata da Giuliano Vassalli e Francesco Malfatti della Brigata Matteotti, si rivelò determinante per le sorti della Testa di Ponte di Anzio. Questa straordinaria organizzazione, composta da circa sessanta uomini, operava incessantemente, ventiquattro ore su ventiquattro, monitorando i movimenti delle truppe tedesche sulle vie consolari di Roma. Malfatti, con notevole ingegno, riusciva persino a ottenere preziose informazioni da militari austriaci, figli di socialisti vittime dei nazisti.
Queste informazioni cruciali venivano trasmesse a Peter Tompkins, un agente segreto dell’OSS (Office of Strategic Services), il quale, con la collaborazione del tenente Maurizio Giglio e degli operatori di “Radio Vittoria”, garantiva un flusso costante e affidabile di intelligence al contingente anglo-americano ad Anzio.
La mattina del 16 febbraio, i tedeschi scatenarono un violento attacco, concentrando pesanti bombardamenti sulla strada che collega Albano ad Anzio. Nei giorni successivi, il 17 e il 18, si sforzarono al massimo, anche di notte, per ricacciare in mare gli eserciti alleati. La gravità della situazione è ben espressa da un titolo del “Messaggero” del 19 febbraio: “La testa di sbarco di Nettuno si restringe sempre di più”, seguito dalla notazione che “si sviluppa violenta la pressione germanica su tutto lo schieramento nemico”.
Tuttavia, i servizi segreti americani erano stati preventivamente avvertiti dal gruppo di Vassalli, tramite “Radio Vittoria”, di un falso attacco sull’asse Cisterna-Nettuno (il fianco sud), mentre l’offensiva reale sarebbe avvenuta sull’asse Anzio-Albano. Questa tattica del finto attacco era stata ordita direttamente da Hitler. Grazie a questa soffiata, i caccia e i bombardieri americani furono allertati e si trovarono già in volo, con le mappe degli obiettivi da colpire, focalizzandosi in particolare sui depositi di armi e carburante tedeschi. In questo modo, l’attacco tedesco venne vanificato dalla mancanza dell’effetto sorpresa e dalla difficoltà, se non impossibilità, di rifornire le loro truppe.

A guerra finita, documenti negli archivi statunitensi rivelarono che un’unità dell’OSS nascosta a Roma aveva istituito un servizio di controllo continuo sulle dodici strade principali che conducevano alla capitale. Peter Tompkins stesso scrisse: “In un momento critico della battaglia, la squadra romana ci ha trasmesso notizia di un imminente contrattacco tedesco lungo l’asse Anzio-Albano. Questo attacco è stato prontamente respinto soltanto perché il G-2 ad Anzio sapeva dove e quando sarebbe stato sferrato.” Il colonnello Langevin, ufficiale comandante del G-2 del VI Corpo D’Armata, confermò che l’OSS poteva a buon diritto affermare di aver salvato la testa di ponte. Il merito, come Tompkins sottolineò, spettava “ovviamente ai partigiani di Vassalli e Malfatti e alla dedizione di Maurizio Giglio e ai suoi ventuno compagni che hanno raccolto queste informazioni segrete.”
Purtroppo, il 24 marzo 1944, quando la testa di ponte era ormai in salvo, si verificò un tragico epilogo. Ventidue eroi della Resistenza romana, tra cui Maurizio Giglio, furono arrestati e brutalmente fucilati alle Fosse Ardeatine, lungo quella stessa strada che conduceva alla testa di ponte che avevano così coraggiosamente contribuito a difendere.
Peter Tompkins, scomparso il 24 settembre 2006, visse a Roma e partecipava regolarmente alle manifestazioni del 25 aprile. Nelle sue memorie e discorsi, ricordava sempre l’incessante contributo di innumerevoli donne, uomini e ragazzi, molti dei quali caduti, che gli fornirono tempestivamente informazioni vitali, permettendo all’aviazione e all’artiglieria alleate di colpire obiettivi nemici cruciali.