La Bagnarola di Angelo Pelagatti

Un tempo le comodità erano ridotte. Chi l’aveva era benestante, era tanto ricco da godersele. Una volta c’era il mono rubinetto, lo aprivi e non usciva acqua calda, fluiva solo acqua fredda. Si.. c’erano le docce, le vasche da bagno, ma non se lo potevano permettere tutti. Credo che il bagno schiuma, lo shampo ecc.. non c’era ancora, come inteso al giorno d’oggi .

L’unica cosa che c’era , era la sola necessità di lavarsi con il sapone, quello possente che ti “sgrassava” tutto da ogni impurità. Con quello facevi tutto anche lo shampo ,era il sapone di ” marsiglia” che ti faceva profumare come il bucato fresco della nonna. Quando andavi a dormire, tra le lenzuola e te, c’era tutto un profumo, eri tutt’uno con le lenzuola, il pigiama e la tua pelle.

Il bagno non si faceva tutti i giorni come adesso, si faceva una volta alla settimana generalmente il sabato. Si aspettava quel giorno, si riscaldava l’acqua sul fornello di casa (due pentoloni) e si versava nella bagnarola. Era la tinozza di ferro, perchè “moblen” ancora non era nata. Nel pomeriggio di Sabato si dava inizio alle ” danze”, si prendeva la tinozza e si portava in cucina. Si prendevano due pentoloni di acqua e si facevano bollire sul gas del cucinino.

Appena l’acqua bolliva, non si buttava la pasta, si prendeva e si versava nella bagnarola. Si sentiva la temperatura e ,se era troppo calda, si versava acqua fredda per equilibrarla. Quella consuetudine l’ho memorizzata bene , perchè il sabato, ero un testimone forzato. Mi ricordo che in mutandine , con l’asciugamano sulle spalle, stavo davanti alla bagnarola e , in attesa di spogliarmi, aspettavo di fare il “tuffo” nel catino. Quella circostanza era diventata un “cerimoniale”.

Una volta nel grande bacile, sedevo all’interno e iniziava il bagno. Con una spugna mamma ti versava l’acqua sul corpo e poi il sapone. Si insaponava tutto, anche la testa e in quel momento arrivava il fastidio; il sapone negli occhi che te li faceva bruciare forte . In quell’istante piagnucolando, chiedevi di toglierlo. Allora, a comando della voce di mamma, ti alzavi in piedi ed arriva la sciacquata. Ti toglieva tutto, anche il sapone che era andato negli occhi. Una volta “sgrassato” uscivi dalla bagnarola e l’asciugamano, manipolato da mamma ,provvedeva ad asciugarti.

Cambiavi le mutandine e la canottiera, indossavi il pigiama e dopo il la cena e il carosello, andavi a dormire fresco e profumato dal sapone di Aleppo.

La bagnarola… mezzo romantico di tanta storia, di quell’Italia semplice ed incomparabile…

(Angelo Pelagatti)

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